Stimolare l’economia locale
Pur avendo un modello peculiare, TreCuori non è non è l’unico provider attento al territorio. Secondo il ricercatore di Percorsi di secondo welfare Valentino Santoni, vi sono anche altri esempi positivi, accomunati da tre azioni specifiche. “Analizzare molto bene i bisogni dei lavoratori: cosa serve loro e cosa il contesto già offre. Scegliere fornitori di qualità, privilegiando quelli del posto, per stimolare l’economia locale. Accompagnare i lavoratori perché conoscano bene quel che l’impresa offre”. Infine, allargando lo sguardo, per Santoni “è auspicabile che anche i provider entrino a far parte di reti territoriali composte da attori diversi: istituzioni, enti pubblici, enti erogatori, realtà profit e non profit”.
È il caso della provincia di Lecco, dove TreCuori partecipa a Valoriamo, un ampio progetto che parte dal welfare aziendale per creare opportunità di occupazione e formazione per chi è senza lavoro. Oppure è il caso di Tradate, in provincia di Varese, dove la cooperativa CGM ha unificato su una piattaforma digitale tutta l’offerta di welfare pubblico, territoriale e aziendale. O, ancora, è il caso di un capoluogo di provincia che, grazie alla collaborazione tra un provider e una fondazione bancaria, offrirà presto i servizi di welfare aziendale pensati per i dipendenti di un’impresa anche ai cittadini seguiti dai servizi sociali del Comune.
Secondo Massagli di AIWA, “in queste situazioni vincono tutti: le imprese, i lavoratori, le parti sociali e lo stato”. Lo stato perché ha un maggior gettito fiscale e una più ampia offerta di servizi; le parti sociali perchè arricchiscono il welfare territoriale; i lavoratori perché beneficiano direttamente del welfare aziendale; le imprese perché, da un lato, migliorano la produttività e, dall’altro, ottengono quegli sgravi fiscali che sono stati introdotti dalla normativa tra 2016 e 2018 e sono stati confermati anche dall’ultima Legge di Bilancio. Sempre in materia di welfare aziendale, il Governo ha stanziato 74 milioni di euro per nuovi progetti. “Considerato che vi possono accedere tutte le imprese italiane, sono poche risorse”, commenta Santoni. “Servirebbero interventi in grado di coinvolgere più aziende”.