Incentivi per chi spende la dote aziendale nei negozi di quartiere. Piccole imprese, scuole e associazioni diventano i beneficiari privilegiati

 

Un’idea nata 10 anni fa, in quel NordEst che è terra di sperimentazione di welfare sempre più avanzato: dalle grandi aziende – Luxottica su tutte – e via via fino alle piccole e piccolissime, allo stipendio si uniscono beni e servizi che, dagli iniziali buoni pasto, si sono allargati a coprire libri scolastici, corsi di studio, visite mediche, e poi ancora viaggi e palestre, in un’offerta che ogni lavoratore può creare su misura per sé stesso e la propria famiglia.

Come unire questo modello vincente con l’economia del territorio in cui l’azienda opera? Nasce così nel 2013 in provincia di Treviso TreCuori, oggi evoluta in società benefit, che ha coinvolto le Pmi e i fornitori di prossimità: non solo le aziende, ma i negozi, le botteghe di quartiere, dove andare a fare la spesa diventa più conveniente perché qui si spende la “dote” messa a disposizione dall’azienda per cui si lavora, rimettendo in circolo le risorse proprio dove vengono prodotte.

Un modello che si è adattato nel tempo e alle diverse situazioni: quando, dopo l’epidemia da Covid e con la fine delle restrizioni, il settore del turismo ha provato a ripartire, è diventato chiaro a tutti che i prezzi erano saliti, mettendo in difficoltà ampie fasce di clienti. In questo caso il welfare – come strumento che permette alle aziende di riconoscere ai propri dipendenti bonus totalmente detassati – è diventato la chiave per compensare l’aumento della spesa media di viaggio, riconducibile all’inflazione o alle mutate preferenze dei viaggiatori, senza erodere la loro busta paga. Uno strumento potenzialmente utile sia per le agenzie di viaggio sia per i loro clienti (aziende, lavoratori, territorio); gli operatori locali, poi, si trovano nelle condizioni di incassare senza alcuna commissione e ricevendo i pagamenti in tempi brevi. «Il nostro è un approccio in linea con la filosofia della società, che ha in mente un welfare “di prossimità” a beneficio non solo di una specifica area, ma potenzialmente di tutti i territori», spiega Giovanni Lucchetta, amministratore TreCuori Spa Società Benefit.

Basata a Conegliano, TreCuori è operativa in tutta Italia con vari partner, in particolare associazioni di categoria, consulenti aziendali e istituzioni locali. I suoi servizi sono già stati utilizzati da più di 80mila persone e 20mila imprese, no-profit ed amministrazioni pubbliche. Gli ambiti vanno dal welfare aziendale al welfare pubblico, dal marketing sociale ai sistemi di fidelizzazione, dai circuiti commerciali in ambito locale alla gestione dei crediti commerciali.

E se un altro fronte caldo per le famiglie è la mancanza di asili nido, TreCuori ha partecipato al progetto avviato nelle province di Padova e Rovigo per aiutare le famiglie più fragili ad accedere senza costi al nido donando direttamente online o facendo acquisti negli esercizi commerciali del proprio territorio: «In questo caso a operare è la seconda anima di TreCuori, quella del marketing sociale: l’idea poggia su un circuito di imprese e negozi che si promuovono sostenendo associazioni no profit e scuole, quelle che i loro clienti hanno a cuore. Dallo scorso settembre nelle province di Padova e Rovigo è diventato possibile aiutare le famiglie più fragili ad accedere senza costi al nido donando direttamente online o facendo acquisti negli esercizi commerciali del territorio», spiega Lucchetta. L’obiettivo di attivare 100 nuovi posti nido si inserisce nell’ambito di Benvenido, il progetto avviato grazie a un contributo di 2,8 milioni di euro di Fondazione Cariparo e Impresa Sociale Con i Bambini che ha già permesso di coprire interamente per due anni le rette di 150 bambini in 20 scuole dell’infanzia in 10 comuni del Padovano e sette del Rodigino.

 

E poi c’è una terza dimensione: è quella di Cordis, la community all’interno della quale imprese e privati possono acquistare beni e servizi in una logica di compensazione: «In questo caso il fine è incentivare il territorio e difendere chi ci lavora dallo strapotere dei competitor online: beni e servizi si possono pagare in parte con euro e in parte con i propri beni e servizi, nella logica di scambio, anche in un momento successivo», sottolinea Lucchetta.

Il punto di partenza è che «è difficile che una Pmi, per quanto sostenuta finanziariamente, possa mai essere competitiva verso Grande Distribuzione & grandi player del digital – sottilinea -. E non servono “ricerche” per riscontrare questa asimmetria di forze stia distruggendo il tessuto imprenditoriale delle piccole imprese. Abbiamo cercato possibili soluzioni per contrastare lo squilibrio crescente che si è creato nel mercato a causa dello strapotere di multinazionali e grandi player on line, riportando e mantenendo gli scambi nei territori. Quali sono le possibili soluzioni per contrastare lo squilibrio crescente che si è creato nel mercato a causa dello strapotere di multinazionali e big delle vendite on line, riportando e mantenendo gli scambi nei territori?».

Una strada è stata indicata al convegno che, in Camera di Commercio di Verona, ha fatto il punto sui Modelli innovativi per il Sostegno delle Pmi e del commercio locale organizzato da Criet (Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio): qui è stato presentato il modello economico proposto da MarketPass, piattaforma digitale gestita da TreCuori che permette solo alle Pmi di vendere e acquistare tra loro prodotti e servizi. Un modello capace di riportare e mantenere gli scambi nei territori, reso efficace anche da un Patto di reciprocità tra le aziende che ne fanno uso (io vengo a comprare da te se tu compri da uno di noi) gestito con un sistema senza costi per le imprese e coperto da brevetto.

La piattaforma è già on line con oltre 200mila prodotti e ogni transazione su MarketPass genera anche una ricaduta economica a sostegno del Terzo Settore.

Per Mario Menegatti, direttore del dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma, un modello efficace a patto che «la piattaforma sia preclusa ai grandi operatori del mercato e riservata alle piccole e medie imprese, e che garantisca un’ampia offerta».

 

Barbara Ganz

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Come, nella fantasia di Swift, i minuscoli lillupuziani preoccupati che Gulliver con la sua mole potesse devastare il loro territorio, sono riusciti a immobilizzarlo con mille reti, le piccole e medie imprese potrebbero imbrigliare l’egemonia di Amazon e degli altri giganti del commercio elettronico. Possono farcela, secondo uno studio del Criet (il Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio), grazie a strumenti come Marketpass, la piattaforma e-commerce riservata alle Pmi, nata per porsi come alternativa ai grandi player online.

«Può arrivare a rubare, in prospettiva, quote di mercato ad Amazon – sottolinea Angelo Di Gregoriodocente all’università Bicocca di Milano e direttore di Criet -. Sarebbe sbagliato confrontare Amazon con la società di gestione di MarketPass, in realtà il meccanismo è funzionale ad aggregare le Pmi italiane, che sono una quantità incredibile. La chiave starà nella capacità di diffusione». Non si tratterebbe di una riedizione del vecchio schema, già fallito: «MarketPass non è una nuova versione del motto “aggreghiamoci e facciamo massa critica”, che non funziona. Marketpass è semplice e dà vantaggi concreti, anche nel welfare», osserva Di Gregorio.

Alla rete MarektPass le aziende hanno cominciato ad aderire dal 20 novembre scorso, quindi la piattaforma è in ancora fase di lancio. Uno degli ideatori del meccanismo è Giovanni Lucchetta, imprenditore di Conegliano e amministratore di TreCuori, società benefit. «Il principio da cui parte tutto è il patto di reciprocità: se io ti offro un caffè, tu sarai portato a offrirmelo all’incontro successivo – spiega Lucchetta -. Quindi, se io vengo a comprare da te, quando avrai bisogno tu verrai da me. E questa la proposta che facciamo con Marketpass e i commercianti rispondono positivamente, così escludiamo le grandi imprese e favoriamo gli scambi tra piccole e medie».

MarketPass vale sia per gli scambi tra aziende sia tra utenti e aziende. Funziona così: «Se faccio un acquisto da 100 euro, 20 di questi (ma la quota la decide ogni commerciante) sono annotati su un conto Cordis – spiega Lucchetta -: veri e propri soldi (sotto forma di credito), spendibili solo all’interno del circuito, quindi solo verso le altre Pmi».

In pratica, i prodotti su MarketPass vengono pagati dall’acquirente e incassati dal venditore parte in euro e parte in Cordis; incassare in Cordis non vuol dire avere in mano una moneta diversa dall’euro ma annotare l’importo da portare in compensazione nelle operazioni successive. I prezzi, però, devono essere competitivi con quelli praticati da Amazon, altrimenti l’utente se ne va. «Questo è un tema focale – osserva Lucchetta-, se su Marketpass un prodotto costa 100, poniamo 80 in euro e 20 in Cordis, su Amazon deve costarne 102 perché valga la pena acquistarlo. Altrimenti no». E la piattaforma si pone come obiettivo di monitorare il confronto: «Siamo noi che controlliamo i prezzi- sottolinea Lucchetta -, facciamo in modo che il negoziante abbia i prezzi allineati con i grandi player».

Ma ci sarebbe di più: la maxi aggregazione di Pmi, che in Italia rappresentano la stragrande maggioranza delle aziende, avrebbe più potere nei confronti dei produttori. «Anche loro sono interessati a questo meccanismo – assicura Lucchetta -: il grande produttore ha paura quando Amazon è il principale cliente perché di fatto è nelle sue mani, alcuni ci hanno già offerto prezzi migliori. Con una massa critica significativa saremo in grado di andare dai produttori a negoziare i prezzi per tutta la rete».

TreCuori, che gestisce la piattaforma ed è titolare di un brevetto riconosciuto nel 2019, arricchisce questo mercato con il meccanismo del welfare indiretto, che si propone come misura anti-inflazione: la persona beneficiaria del welfare indiretto avrà a disposizione una somma con la quale pagare circa il 20% di ciò che acquista se si rivolgerà a una Pmi.

Tommaso Moretto

 

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Alla B+B International di Montebelluna è stato incrementato il credito welfare per i propri collaboratori

 

B+B International Srl, azienda trevigiana operante nel settore del Packaging, Display e Stampa Digitale, ha annunciato un potenziamento del suo impegno nel welfare aziendale per il 2024. Ogni dipendente percepirà un credito welfare medio di €3.400/anno, attraverso la conferma della piattaforma Tre Cuori. Questo riflette l’attenzione della società al benessere e alla valorizzazione dei dipendenti nel contesto dello sviluppo sostenibile. L’investimento nel programma di welfare aziendale è stato incrementato del 2% rispetto all’anno precedente e del 237% rispetto al 2017. Attualmente, 54 dipendenti beneficiano del programma, registrando un aumento del 55%. Le iniziative includono un ufficio welfare interno, programmi sanitari, previdenza, welfare premiale, offerte di microcredito, convenzioni sportive e culturali, servizi di tempo libero, e vacanze.

Progetti specifici riguardano neo-genitori e supporto alle famiglie. L’organizzazione promuove lo smart working strutturato e l’orario flessibile senza timbratura, denominato ora flexible work. L’obiettivo principale è migliorare il benessere e il work-life balance dei dipendenti, contribuendo al potere d’acquisto delle famiglie e alla responsabilità sociale d’impresa. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione, Luciano Bortolini, afferma che il welfare è essenziale per creare un ambiente lavorativo sereno. Federica Gallina, Responsabile Welfare e Risorse Umane, sottolinea l’aggiunta di assicurazioni, comprese polizze vita, infortuni e malattia, coprendo eventi professionali ed extra professionali per tutti i dipendenti. B+B International Srl, fondata nel 1993, è anche attenta alla sostenibilità, ottenendo un rating del 52% nell’indice ESG “SI Rating – Sustainability Impact Rating” di ARB.

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Presentata in Camera di Commercio di Verona la piattaforma e-commerce MarketPass: scambi in euro e «cordis», buoni acquisto scontati in aziende (PMI e micro) aderenti al progetto.

 

Mantenere il commercio di vicinato quanto più possibile ancorato al territorio, valorizzando le Pmi del settore e consentendo loro di proseguire l’attività sempre più minacciata dalle multinazionali e dai grandi player on line. Con questo obiettivo nasce MarketPass (www.marketpass.org/) piattaforma digitale gestita da TreCuori Società Benefit, che permette solo alle micro e piccole imprese di scambiare prodotti e servizi.

Il funzionamento del portale è stato presentato in Camera di Commercio, a Verona, durante il convegno “Modelli innovativi per il sostegno delle Pmi e del commercio locale”, organizzato da CRIET, il Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio, al quale hanno partecipato anche Emiliano Biraku (componente di Giunta di Confesercenti Veneto) ed Eugenio Gattolin (segretario generale di Confcommercio Veneto). Il portale è fruibile in modalità b2b, sotto forma di e-commerce rivolto a tutte le imprese partecipanti, che possono acquistare e vendere e come b2c, accessibile anche ai privati. Gli scambi tra imprese si basano su un patto di reciprocità. Invece il privato si aggancia attraverso il welfare indiretto, che tutte le piccole e medie imprese del territorio, non solo del commercio, posso no attivare per i loro dipendenti.

Il b2b funziona perché gli scambi all’interno di MarketPass vengono pagati dall’acquirente ed incassati dal venditore parzialmente in euro e in parte in «Cordis», che non è una moneta alternativa, ma una specie di pro memoria dell’importo da portare in compensazione nelle operazioni successive. Se chi incassa rispetta il patto, andando ad acquistare da un’altra azienda del circuito, potrà utilizzare i crediti Cordis, alla stregua di una moneta. Diversamente sarà penalizzato non potendo scalare l’importo sul Conto Cordis.

Il b2c, a propria volta, funziona quanto più le aziende si dimostrano interessate ad attivare piani di welfare indiretto. «Per incentivare il coinvolgimento dei «consumatori» – spiega Angelo Di Gregorio, direttore del CRIET – occorre agire su più piani: coinvolgere le Pmi tramite le quali attivare piani di welfare rendendo disponibili dei buoni spesa (buoni Cordis) che possono servire a pagare prodotti e servizi presenti su MarketPass per la parte Cordis; rendere conveniente per persone ed imprese usare il portale su cui trovano un prezzo ed un servizio molto simile a quello presente sul mercato on line».
L’accesso dei privati potrà potenziare l’effetto del patto tra aziende che non si limiteranno a scambiare tra loro parte del valore acquistato, ma faranno entrare nel meccanismo della piattaforma tanti compratori che sono i loro dipendenti.

«Il modello MarketPass è competitivo assicura Giovanni Lucchetta, amministratore TreCuori Spa Società Benefit del Trevigiano – non ci sono, infatti, costi peri beneficiari del piano di welfare indiretto o per aderire al patto tra aziende che operano sulla piattaforma e partecipano all’accordo.
Contenuto è anche l’onere variabile in percentuale sul le vendite effettive (circa 7% addebitato interamente nel conto cordis). Infine è nella norma il prezzo di gestione di un piano welfare per le aziende che lo attivano a vantaggio dei dipendenti». TreCuori si occupa di gestire il MarketPass e la piattaforma di welfare indiretto, promuovendo l’iniziativa e prendendosi carico di tutte le attività che l’azienda non è in grado di assicurare (assistenza, backoffice, spedizioni, schede tecniche, monitoraggi dei prezzi, gestione pagamenti ecc.), gestendo e rendicontando i conti Cordis degli utilizzatori.

Il modello, coperto da brevetto, ha un’efficacia già testata da una ricerca coordinata dal prof. Mario Menegatti, direttore del dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Parma. Trai punti di forza, il fatto che la piattaforma sia riservata alle Pmi; l’ampiezza dell’offerta di prodotti con un effetto potenziale sui profitti delle partecipanti che va dal +25% ad oltre il 200% del fatturato, il prevedibile incremento di domanda dovuto dagli scambi reciproci tra imprese, stimati in crescita e la possibilità di coinvolgere sempre più consumatori con forme incentivanti di acquisto.

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Con una piattaforma di e-commerce innovativa la società benefit TreCuori vuole rilanciare l’economia di prossimità, puntando sul ruolo sociale di commercio locale e piccole e medie imprese. Una prospettiva innovativa che si fonda su una lunga esperienza che guarda ai territori e alle comunità.

 

Le pareti della sala riunioni sono praticamente tutte occupate da enormi schermi pensati per slide e video-call. Eppure, per prendere appunti, Giovanni Lucchetta usa ancora carta e penna. “Utilizzo gli stessi quaderni da quando ho vent’anni e li conservo ancora tutti”, dice mentre apre l’ennesimo. L’amministratore della società benefit TreCuori è al lavoro nella sede dell’impresa, a Conegliano, nelle terre del Prosecco, in provincia di Treviso.

Parla molto. Alterna racconti della sua infanzia contadina a riflessioni sul funzionamento degli algoritmi, elogi a valori senza tempo ad entusiasmi per gli ultimi strumenti tecnologici, immagini di mercati di paese a descrizioni di e-commerce. I rimandi al passato e al futuro sono continui. E dicono molto dell’ultimo progetto che TreCuori sta lanciando: MarketPass.

In concreto, MarketPass è una piattaforma di commercio on-line, molto particolare. È infatti riservata solo alle piccole e medie imprese (PMI), è dotata di una particolare modalità di pagamento e punta a crescere grazie al coinvolgimento di istituzioni, associazioni di categoria e imprese. “Vogliamo sostenere le PMI che sono state fonte di libertà e ricchezza per il nostro territorio”, dice Lucchetta, ambizioso.

Quello del territorio è un altro tema ricorrente, in MarketPass e in TreCuori più in generale. Uno dei principali settori in cui l’impresa opera è quello del welfare aziendale, che ha sempre declinato in maniera peculiare, con una particolare attenzione per i fornitori locali di beni e servizi.

Del resto, come aveva già spiegato a Secondo welfare il direttore della società Alberto Fraticelli, l’iniziativa è nata nel 2013 dalla “forte convinzione che le nuove tecnologie digitali permettessero lo sviluppo di nuove forme di economia sociale aperte a tutti nell’interesse collettivo, basate sui concetti di valore condiviso e di economia circolare e generativa”. 

È partendo da queste premesse che TreCuori, prima, si è inventata il marketing sociale, poi si è impegnata nel welfare aziendale e, infine, è arrivata a lanciare un vero e proprio e-commerce.

Platform welfare

Anche se a prima vista MarketPass non sembrerebbe un’iniziativa di welfare in senso stretto, molte delle sue caratteristiche possono renderla di fatto tale. In particolare l’attenzione per la dimensione sociale svolta dalle PMI e dal commercio locale.

“Credo che possa a tutti gli effetti collocarsi nel perimetro del platform welfare”, riflette la ricercatrice di Percorsi di secondo welfare Chiara Agostini, citando un concetto di cui il laboratorio si occupa da tempo. “Le piattaforme – prosegue Agostini – sono un luogo di scambio, un luogo sia fisico sia digitale dove domanda e offerta si ricompongono e quindi diventano centrali per ripensare il welfare”.

Nel caso di MarketPass, gli scambi sono quelli commerciali tra PMI e tra PMI e cittadini, che negli ultimi decenni sono fortemente calati, con diversi effetti negativi. La piattaforma, spiega un documento di presentazione di TreCuori, “permette solo alle PMI di vendere prodotti e servizi che possono essere acquistati, oltre che da loro, anche da grandi imprese e persone”.

 In concreto, TreCuori non compra e non vende nulla ma si pone al servizio delle aziende della piattaforma: gestisce MarketPass, promuove l’iniziativa, si fa carico di tutte le attività che la singola PMI non è in grado di assicurare: assistenza, backoffice, spedizioni, schede tecniche, monitoraggi dei prezzi, gestione pagamenti, ecc…

“Il commercio locale – ragiona Lucchetta – ha ancora un forte valore sociale, ma non ha più il valore economico che aveva un tempo”.

MarketPass punta a ridarglielo, riportando e mantenendo almeno una parte degli scambi commerciali nei territori e generando quindi benessere per l’intera comunità locale. “Siamo un po’ come un Comune che garantisce alle bancarelle lo spazio in piazza per il mercato locale”, aggiunge l’amministratore di TreCuori.

Un patto di reciprocità

L’idea alla base dell’intera architettura di MarketPass è la reciprocità, un valore antico che si concretizza in uno strumento tecnologico contemporaneo come una piattaforma di e-commerce.

“Vengo da una famiglia contadina – ricorda Lucchetta – e quando avevo circa 13 anni chiesi a mio padre come avremmo fatto a fare la vendemmia in tempo. Mi disse che ci avrebbero aiutato le famiglie degli altri contadini. Per lui, era ovvio, implicito. Saremmo stati aiutati e avremmo aiutato a nostra volta. Decenni fa, conclude l’imprenditore, “era la reciprocità che dava valore alla comunità”. ù

Oggi come allora, TreCuori propone alle PMI di credere nella reciprocità, tramite un patto.

Il patto di reciprocità viene garantito dal fatto che tutti i beni, prodotti e servizi scambiati all’interno di MarketPass vengono pagati dall’acquirente ed incassati dal venditore parzialmente in modo tradizionale (es. carta di credito), e la differenza sarà annotata da TreCuori in un conto chiamato Conto Cordis sempre consultabile dalle parti, costituito da “Cordis“. Incassare Cordis non vuol dire avere in mano una moneta diversa dall’euro ma “annotare” l’importo da portare in compensazione nelle operazioni successive. All’atto pratico, quanto presente nel Conto Cordis sarà disponibile per pagare parte dei futuri acquisti effettuati nella piattaforma MarketPass.

“Se chi incassa, Cordis ed euro, rispetta il Patto andando ad acquistare da un’altra azienda aderente, non vi sarà alcuna differenza perché potrà usare quanto annotato nel Conto Cordis esattamente come gli euro che ha in banca o nella carta di credito. Se invece chi ha effettuato una vendita, incassando euro ed annotando sul Conto Cordis la differenza, non comprasse mai da uno degli altri aderenti, ne verrebbe penalizzato perché, comprando da un fornitore non aderente, dovrebbe pagare tutto in euro e non potrebbe usare l’importo disponibile nel conto Cordis”, spiega il direttore Fraticelli. 

Attivare reti sociali

Il meccanismo è complesso e non immediato, ma alla base ha l’idea che PMI e cittadini si impegnino a rispettarlo, acquistando su MarketPass, perché la piattaforma è funzionale e conveniente, ma anche perché sanno che, in tal modo, daranno un contributo economico e sociale positivo alla loro comunità.

Sempre secondo Agostini, è anche questa una forma di “community building, che è un altro concetto chiave per parlare di welfare oggi”. 

“L’idea – continua la ricercatrice – è che per avere un welfare efficace non ci si debba più appoggiare solo alle reti classiche già esistenti, fatte da istituzioni ed enti che erogano servizi”. Bisogna andare oltre: “vanno attivate le cosiddette reti sociali, composte da soggetti che non hanno nella loro natura l’offrire servizi, ma che opportunamente individuati e sostenuti possono diventare i nodi di una rete capace di offrire welfare”, spiega.

Questo concetto, come abbiamo visto, TreCuori l’ha fatto proprio fin dal principio, interpretando il welfare aziendale in maniera molto più attenta ai territori rispetto ad altri provider. Ma l’ha declinata anche con la creazione di quello che ha definito marketing sociale.

“Il marketing sociale è basato sul fatto che molte persone, avendo piacere che la loro spesa abbia anche una positiva ricaduta sul territorio, orientano i loro comportamenti di acquisto in favore di negozi o aziende disposti a fare pervenire risorse alle organizzazioni non profit che stanno loro a cuore”, spiega ancora Fraticelli. In questo modo – prosegue il direttore – si instaura un circolo virtuoso grazie al quale imprese e negozi promuovono i loro prodotti e servizi, le associazioni e gli enti non profit ottengono contributi economici e le singole persone generano valore condiviso in favore delle organizzazioni che hanno a cuore”.

Autonomia imprenditoriale

comportamenti di acquisto dei cittadini-consumatori avranno quindi un ruolo centrale nel decretare il successo di MarketPass, ma gli attori principali cui si rivolge l’iniziativa rimangono le piccole e medie imprese.

Il Patto di reciprocità ha il grande vantaggio di non limitare l’autonomia imprenditoriale che quindi rimane inalterata. È solo uno strumento in più a disposizione delle PMI”, spiega Lucchetta, che prima di lanciarsi nell’avventura di TreCuori ha creato e guidato diverse imprese e conosce bene il settore al quale si rivolge.

La visione di Lucchetta è condivisa da Angelo Di Gregorio, professore di economia e gestione delle imprese dell’Università di Milano-Bicocca e direttore del CRIET – Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio, che ha studiato l’iniziativa.

“MarketPass è un progetto immaginato e realizzato per incidere proprio sulla gestione caratteristica delle PMI. Non interferisce in alcun modo con le scelte dell’imprenditore. È lui, infatti, che decide in che misura accettare euro e Cordis. L’accesso al marketplace è gratuito per tutte le PMI. Una commissione è dovuta solo in caso di vendita”, spiega Di Gregorio.

Secondo il professore, la piattaforma di TreCuori “è un canale commerciale addizionale per tutti quegli operatori che agendo in modo autonomo non avrebbero le competenze per sviluppare e gestire in modo efficace un e-commerce”. In sostanza, conclude Di Gregorio, “MarketPass mette in condivisione le migliori tecnologie oggi disponibili per la vendita online, ma con uno scopo anche sociale e non opportunistico da parte del gestore del marketplace.

TreCuori, infatti, è una Spa Società Benefit che ha scelto di essere tale “per rendere esplicito il proprio impegno a considerare anche l’impatto sociale generato come parte integrante del proprio sviluppo”, spiega Fraticelli. Concretamente, nel caso di MarketPass, questo significa che TreCuori applica ad ogni transazione delle commissioni mediamente molto inferiori a quelle di altre grandi piattaforme di commercio online, che le consentono comunque di essere sostenibile economicamente, ma che le garantiscono profitti inferiori in nome di un maggiore impatto sociale.

Uno squilibrio da riequilibrare

Il paragone con i grandi attori dell’e-commerce è inevitabile. Ma ribattezzare MarketPass l’Amazon delle PMI è forse un’operazione troppo facile. Per quanto comoda.

A domanda diretta, Lucchetta non cita la grande piattaforma di Jeff Bezos, ma non si sottrae nemmeno al ragionamento. “Oggi esiste uno squilibrio tra grandi player e commercio locale. Noi vogliamo contribuire a riequilibrarlo”, dice con motivazione.

“L’obiettivo è avere 10 milioni di prodotti disponibili su MarketPass entro la fine del 2024, per crescere fino a quota 170milioni. Per farlo, abbiamo una struttura informatica sostenibile, presidiamo 19 filiere considerate chiave e abbiamo in previsione di fare molte nuove assunzioni, almeno 90 entro il 2024”, aggiunge Lucchetta.

La strategia per provare a sottrarre quote di mercato a un concorrente che sembra inarrivabile è la stessa adottata da TreCuori nell’ambito del welfare aziendale: differenziarsi dai grandi player grazie a una forte attenzione ai territori. Sulla carta, come abbiamo visto, le caratteristiche per farlo ci sono, ma molto dipenderà da quanto MarketPass riuscirà a farsi conoscere e capire. Sia dai consumatori, sia da un mondo frammentato come è, per definizione, quello delle PMI. Per riuscirci, la società benefit ha intrapreso due strade, diverse e complementari.

Il welfare indiretto

Innanzitutto, per promuovere MarketPass, TreCuori non investirà in pubblicità, ma in welfare. Per la precisione, in welfare indiretto.

Il termine è stato sostanzialmente coniato ad hoc per questa iniziativa e definisce dei buoni Cordis che la società benefit proporrà alle aziende – di qualsiasi dimensione, non solo PMI – ed alle persone che esse desiderano coinvolgere nel sostegno al territorio. Lo scopo è farli accedere a MarketPass, in modo che possano risparmiare utilizzando i buoni Cordis per la “parte Cordis” del pagamento.

“Si può dire che la logica che c’è dietro al welfare indiretto è quella della scontistica. Del resto, molte piattaforme di welfare aziendale offrono dei sistemi di scontistica veri e propri, grazie ai quali i dipendenti possono fare acquisti a prezzi ribassati”, spiega Valentino Santoni, ricercatore di Percorsi di secondo welfare ed esperto di welfare aziendale.

Ma c’è una differenza sostanziale: con le convenzioni, gli sconti, il cashback e altri sistemi di fidelizzazione dei clienti spesso le piccole imprese e i piccoli esercenti che vendono prodotti o servizi vedono una riduzione del loro margine di guadagno. Questo non succede con i Cordis, in quanto questa “moneta complementare” può essere riutilizzata solo attraverso MartketPass”, aggiunge Santoni.

Inizialmente, per diffondere l’iniziativa, TreCuori punterà proprio alle organizzazioni già sue clienti sui servizi di welfare aziendale. Le logica è che queste aziende non pagano i buoni in Cordis, ma solo gli ordinari costi di un piano di welfare e mettono a disposizione dei beneficiari uno strumento che fa bene a loro e al loro territorio. Questi beneficiari possono fare acquisti, di fatto, scontati, utilizzando i buoni Cordis. E, infine, TreCuori ottiene nuovi utenti per la sua piattaforma, che spera di fidelizzare anche quando i buoni saranno esauriti.

Gli acquisti effettuati dalle persone coinvolte dalle aziende che sceglieranno il welfare indiretto, spiega ancora Fraticelli, “avrà la fondamentale funzione di avviare e potenziare l’effetto del Patto di reciprocità”.

“A fronte degli acquisti effettuati in MarketPass con l’utilizzo dei buoni Cordis, i venditori riceveranno euro in banca ed accrediti sui rispettivi Conti Cordis.  Saranno così spinti dalla convenienza a rispettare a loro volta il patto rivolgendosi ad altre aziende presenti in MarketPass per acquistare prodotti e servizi potendo a loro volta utilizzare la disponibilità del proprio conto Cordis. E così via, potenzialmente all’infinito. In questo modo gli scambi cresceranno e saranno trattenuti all’interno della nostra comunità”, conclude.

Ricchezza sul territorio

L’altra strada che TreCuori sta seguendo per promuovere MarketPass è coinvolgere istituzioni locali e associazioni di categoria, con cui ha già diversi rapporti stabili.

Da un lato, enti come i Comuni sono spesso i primi a soffrire le conseguenze della crisi del commercio locale e della desertificazione dei centri storici. Per questo, potrebbero essere interessati a promuovere MarketPass tra le PMI locali nello specifico e tra gli abitanti più in generale.

Dall’altro lato, le associazioni di categoria potrebbero essere un volano decisivo sia per le PMI che devono entrare sulla piattaforma sia per le aziende di ogni dimensione che potrebbero sfruttare il welfare indiretto.

“Il filo conduttore e il valore aggiunto della partnership che già abbiamo con TreCuori è l’attenzione al territorio locale e al welfare di comunità. L’abbiamo visto col welfare aziendale più tradizionale e ora con questa piattaforma pensata e sviluppata per le economie di prossimità”, commenta a tal proposito il direttore di Confcommercio Emilia-Romagna Pietro Fantini.

Associazioni come Confcommercio o Confesercenti non sono nuove a iniziative pensate per ravvivare il commercio locale in difficoltà. Eppure MarketPass, per alcuni, sembra un progetto particolarmente interessante. “È diverso perché coinvolge territori, imprese, comunità. Creare relazioni è la sua forza”, sostiene Maurizio Franceschi, direttore di Confesercenti Veneto.

La difficoltà, a suo giudizio, è “informare le imprese e spiegare l’opportunità che rappresenta un utilizzo del canale on line fatto con queste modalità. Il Cordis è lo strumento che lega tutti, ma è anche complicato da spiegare”.

Fantini concorda: “servirà un’informazione il più possibile efficace, per poter trasmettere la portata del progetto a un sistema di imprese diffuso come il nostro”. Non sarà una missione facile. Ma il direttore di Confcommercio suggerisce un elemento sul quale puntare: Rispettare il patto di reciprocità significa aiutare a trattenere ricchezza sul territorio locale. Il valore aggiunto di MarketPass è questo”.

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Il convegno “Modelli innovativi per il sostegno delle PMI e del commercio locale” organizzato da CRIET il 20 novembre 2023 parlerà anche del MarketPass, l’e-commerce del futuro.

 

Le PMI italiane possono competere con i grandi player nativi digitali? Quali sono le condizioni per la sopravvivenza delle PMI italiane? Come si possono supportare in concreto le PMI, consentendo loro di mantenere o migliorare il loro ruolo anche sociale? Sono tre domande scomode, ma alle quali si deve fornire una risposta il più possibile onesta per fermare o invertire quella tendenza ormai sotto gli occhi di tutti: la progressiva riduzione delle unità locali delle PMI e, in particolare, del commercio.

Alle suindicate tre “scomode” domande si cercherà di fornire delle risposte nel convegno Modelli innovativi per il sostegno delle PMI e del commercio locale organizzato da CRIET – Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio presso l’Auditorium Camera di Commercio di Verona lunedì 20 novembre 2023.

Nel convegno di Verona si cercherà di rispondere alle domande partendo dal comprendere cosa è cambiato con la IV rivoluzione industriale nei processi di acquisto e di consumo della domanda. Noi consumatori ci siamo abituati a informarci, a valutare, a scegliere e a comprare “dove” e “come” ci è maggiormente comodo. Ordinare il sabato sera online un qualsiasi prodotto e vederselo recapitare a casa propria il giorno dopo, di domenica, è ormai normale. Così come sarà sempre più usuale acquistare online un prodotto provato in un punto vendita e farselo recapitare al proprio domicilio oppure esattamente il contrario: scegliere un articolo comodamente nel proprio ufficio e ritirarlo successivamente in un punto fisico.

Tecnicamente, l’opportunità offerta alla domanda di optare fra le diverse soluzioni si definisce omnicanalità. L’omnicanalità richiede una infrastruttura tecnologica importante, necessita di un e-commerce o della partecipazione a un marketplace che di norma non sono alla portata di una PMI per l’entità dell’investimento necessario. In realtà, il problema non è solo finanziario.

Vi sono almeno altri due fattori che probabilmente sono ancor più rilevanti. Il primo è l’ampiezza dell’offerta: anche ammesso che una PMI realizzi la propria vetrina digitale è di fatto impossibile che i consumatori vi accedano anche solo per la mancanza di scelta, per il numero ridotto di tipologie di prodotti offerti. Il secondo problema è rappresentato dal fatto che la vendita online – e ancor di più quella omnicanale – richiede tutta una serie di adempimenti che non sono alla portata della singola PMI (quali la realizzazione delle schede tecniche, la gestione dei corrieri e dei resi, le garanzie sui pagamenti, il monitoraggio automatico dei prezzi, customer service, le rendicontazioni e, più in generale, una efficiente gestione contabile). Si deve quindi riconoscere che, fatto salvo situazioni particolari – come, ad esempio, il caso in cui una specifica impresa benefici di un vantaggio competitivo non imitabile quale una location di pregio o unica – le singole PMI non possono competere efficacemente con i grandi player nativi digitali. Il fattore dimensionale, il “fattore di scala”, impedisce sia dal punto di vista finanziario, ma ancor di più sotto il profilo organizzativo, di porre in essere quei progetti in grado di migliorarne la competitività.

Le precedenti considerazioni conducono direttamente alla seconda questione ovvero a come individuare le condizioni per la sopravvivenza delle PMI italiane. Escludendo la possibilità di una crescita dimensionale, endogena o per acquisizioni, che richiederebbe tempi lunghi e di sicuro non per tutti, rimane la possibilità di conseguire un adeguato “fattore di scala” grazie ad aggregazioni o accordi.

Non si tratta di una strada semplice. Talvolta è stata anche stimolata da interventi normativi (si pensi, ad esempio, al contratto di rete) che peraltro non hanno prodotto i risultati attesi. In altri casi, l’associazionismo ha prodotto iniziative per favorire aggregazioni, ma confinate a progetti nella dimensione locale che non potranno condurre a risultati di una qualche efficacia forse proprio perché non tengono conto dei reali fattori competitivi illustrati in precedenza.

L’efficacia di eventuali aggregazioni e/o accordi fra PMI devono incidere sulla gestione caratteristica delle PMI, sulla differenza fra ricavi e costi dell’attività tipica della specifica azienda. In termini diversi – e per comprendere meglio la centralità della gestione caratteristica – anche gli interventi pubblici volti a sostenere le PMI con bandi che si risolvono in contributi straordinari alla gestione finanziaria di norma non hanno effetti di lungo periodo.

Infatti, i contributi finanziari, anche quelli a fondo perduto, prima o poi si esauriranno in presenza di un reddito operativo negativo (ovvero di ricavi della gestione caratteristica sistematicamente minori dei relativi costi). Inoltre, non meno importante, l’autonomia decisionale dell’imprenditore è imprescindibile. Quest’ultimo è un fattore connaturato con l’essenza stessa della tipica PMI italiana.

Il sostegno delle PMI deve, quindi, passare per forme di aggregazione o di accordo che permettano di accedere alle opportunità offerte oggi dalla tecnologia digitale, dagli e-commerce ai marketplace, con l’obiettivo esplicito di aumentare i ricavi senza incidere negativamente sulla struttura dei costi. Può sembrare una contraddizione e in effetti lo è nella misura in cui non si immaginano soluzioni innovative, di rottura rispetto agli interventi sperimentati per il passato. A tale sfida proverà a fornire una risposta il convegno del CRIET a Verona, presentando il progetto MarketPass.

MarketPass è un progetto immaginato e realizzato per incidere proprio sulla gestione caratteristica delle PMI. È infatti un marketplace generalista dove:

  • possono acquistare consumatori finali e imprese, beneficiando di un meccanismo assimilabile al cashback o allo sconto differito (couponing);
  • possono vendere solo PMI, accettando implicitamente un patto di reciprocità “io compro da te, se tu compri da me”, fondato anche su un titolo di credito assimilabile a una moneta complementare (cordis) e che non interferisce in alcun modo con le scelte dell’imprenditore. È lui, infatti, che decide in che misura accettare euro e cordis. L’accesso al marketplace è gratuito per tutte le PMI. Una commissione è dovuta solo in caso di vendita.

MarketPass è, quindi, un canale commerciale addizionale per tutti quegli operatori che agendo in modo autonomo non avrebbero le competenze per sviluppare e gestire in modo efficace un e-commerce. In sostanza, MarketPass mette in condivisione le migliori tecnologie oggi disponibili per la vendita online, ma con uno scopo anche sociale e non opportunistico da parte del gestore del marketplace, salvaguardando l’autonomia decisionale delle singole PMI.

MarketPass è tecnicamente già operativo, con circa 200mila prodotti disponibili, ma non è stato ancora presentato ufficialmente in quanto si sta procedendo a incrementare il numero degli operatori presenti sul marketplace anche grazie ad accordi con le principali associazioni datoriali delle PMI.

L’impatto favorevole sui territori cresce in modo esponenziale al crescere del numero di PMI aderenti. L’operatività è garantita da TreCuori Spa società benefit, consolidata realtà nel mondo del welfare aziendale e che si ispira a un modello di economia civile e sostenibile, un’economia che ha a cuore il mercato, lo Stato, la comunità e l’ambiente.

Per le PMI che aderiscono al marketplace, TreCuori si prende carico delle attività essenziali che la singola PMI non è in grado di gestire. La strada tracciata da TreCuori con il progetto MarketPass contiene in sé gli elementi per fornire delle concrete risposte alle domande che ci siamo posti.

Il suo successo potrà rappresentare un valido esempio di modelli di business innovativi, fondati su una pluralità di fattori già sperimentati, per offrire una via alle PMI e ai loro territori.

 – Intervento a cura del prof. Angelo Di Gregorio –

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Oltre 600.000 euro il welfare che Tecnica Group ha messo a disposizione dei propri lavoratori, di cui oltre 400.000 già utilizzati in più di 200 fornitori di oltre 70 Comuni

 

Tecnica Group, leader mondiale nelle calzature per l’outdoor e nelle attrezzature per gli sport invernali, ha riscontrato da parte dei propri dipendenti una straordinaria percentuale di conversione in welfare del premio di risultato previsto dall’accordo siglato lo scorso anno: il 94% dei beneficiari ha effettivamente aderito . Si tratta di un dato particolarmente significativo, afferma la nota della società, nettamente superiore rispetto agli standard del mercato (che spesso faticano a superare il 10%).

Per conseguirlo, si sono rivelate determinanti le scelte effettuate da Tecnica Group per favorire i propri collaboratori quali la scelta di una piattaforma “su misura” dei territori come TreCuori. Grazie alla sua logica incentrata alla sostenibilità di imprese, persone e comunità locali, i dipendenti delle sedi di Giavera del Montello e di Milano possono scegliere liberamente i propri fornitori locali di fiducia, per fruire delle tante tipologie di beni e servizi welfare previsti dalla legge quali buoni spesa e carburante, viaggi, vacanze, istruzione, salute, assistenza alla persona, abbonamenti sportivi e previdenza integrativa.

Inoltre, Tecnica Group ha riconosciuto ai collaboratori che hanno deciso di attivare la conversione un ulteriore bonus incrementale pari al 12% del premio, confermando quell’attenzione nei loro confronti testimoniata anche da altri elementi dell’accordo quali la conciliazione vita-lavoro e le iniziative dedicate alla formazione e sicurezza.

Per l’anno 2023 Tecnica Group ha così messo a disposizione di ciascun lavoratore un importo totale di oltre 1.000 euro. Un investimento quello nel welfare che il Gruppo conferma per il terzo anno consecutivo sempre affidandosi al partner TreCuori; scelta anche da Confindustria Veneto Est come piattaforma welfare ufficiale per i propri associati.

Alberto Zanatta, Presidente Tecnica Group: «Nonostante una situazione congiunturale ancora incerta, abbiamo deciso di aumentare l’importo welfare messo a disposizione dei nostri collaboratori, con un incentivo ulteriore nel caso di conversione del Premio di Risultato che, visto l’esito, è stato molto apprezzato. Come Gruppo sentiamo la responsabilità di far sì che il lavoro diventi riferimento essenziale per la crescita umana e professionale delle persone, leva di benessere, sicurezza, opportunità».

Ad oggi, il welfare messo a disposizione ai lavoratori di Tecnica Group è di oltre 600.000€ di cui oltre 400.000€ già utilizzati in più di 4.300 spese, già incassate da oltre 200 fornitori ubicati in più di 70 comuni di oltre 20 province (più alcuni all’estero, ad esempio per le vacanze o per corsi di lingua). Naturalmente la grande maggioranza di queste spese sono concentrate nella provincia di Treviso, ma non limitatamente alla zona della sede aziendale, ma più in generale nei comuni di residenza dei dipendenti, conferma della loro possibilità di scegliere i loro fornitori di fiducia abituali.

«La scelta di una piattaforma welfare del territorio – prosegue Alberto Zanatta – consente anche di favorire i consumi ‘di prossimità’, dando un contributo al rilancio dell’economia locale. TreCuori, offre infatti un’ampia scelta per i lavoratori, ricaduta positiva sul territorio e facilità di utilizzo per l’impresa. Questi fattori sono probabilmente la chiave che ci ha permesso di incrementare il numero di adesioni al welfare aziendale, superando anche resistenze e diffidenze».

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In futuro non ci sarà praticamente più nessun lavoratore di Tecnica group che non sceglierà di convenire il premio di risultato in beni e servizi di welfare. Oggi il tasso di conversione è oltre il 94% e dietro questa scelta sembra esserci innanzitutto una motivazione economica, ma anche di maggiore confidenza verso la piattaforma digitale scelta, TreCuori, come spiega la group buman resources director, Alessandra Cerentin.

«Volendo fare l’esempio con un premio di mille euro lordi, se il lavoratore decidesse di riceverli in busta paga, otterrebbe un netto di circa 860 euro – dice la manager-. Se lo stesso premio venisse invece convertito in welfare, il lavoratore riceverebbe per intero l’importo del premio, ovvero mille euro, da spendere in beni e servizi welfare: un vantaggio di ben 140 euro». A questo si aggiunga che Tecnica Group ha riconosciuto a chi ha deciso di attivare la conversione un ulteriore bonus incrementale pari al 12% del premio, facendone lievitare ulteriormente l’importo. Per il 2023, la società, che ha chiuso il 2022 con un fatturato di 561 milioni di euro, in crescita del 21% sull’anno precedente e un Ebitda adjusted, pari a 94,5 milioni di euro, ugualmente in crescita ( +14%), ha messo a disposizione di 300 dei suol 350 lavoratori italiani (sono oltre 3mila nel mondo) un ammontare complessivo di quasi 6oomila euro».

Il fondatore e presidente, Alberto Zanatta, afferma che «nonostante sia una situazione congiunturale ancora incerta, abbiamo deciso di aumentare l’importo welfare messo a disposizione dei nostri collaboratori, con un incentivo ulteriore nel caso di conversione del premio di risultato che, visto l’esito, è stato molto apprezzato. Come gruppo sentiamo la responsabilità di far sì che il lavoro diventi riferimento essenziale per la crescita umana e professionale delle persone, leva di benessere, sicurezza, opportunità».

Le persone si stanno sempre più facilmente orientando verso quei beni e servizi su cui fino a un po’ di anni fa c’era una certa perplessità. Oggi non è più così anche perché i piani si basano su «ascolto e benessere del nostri dipendenti che sono da sempre pilastri fondanti della nostra strategia hr», dice Cerentin. Le piattaforme poi, sono sempre più evolute ed efficienti e, nel caso di TreCuori , c’è la libertà per il lavoratore «di poter spendere il proprio welfare potenzialmente presso qualsiasi fornitore preferito, compresi i piccoli esercenti locali di fiducia, senza che essi debbano mai sostenere alcun costo o commissione – dice Cerentin -. La piattaforma diventa cosi uno strumento concreto per permettere al lavoratore di non dover mutare le proprie preferenze d’acquisto e consentire al contempo una ricaduta positiva sulla prosperità dei territori e del tanti soggetti che li vivono».

Le scelte dei lavoratori di Tecnica Group si sono orientate nel 44% per l’acquisto di buoni vari come i buoni spesa o carburante, e nel 56% In Fiexible Benefit: il 42% ha speso l’importo per viaggi e vacanze, dagli alberghi ai mezzi di trasporto, il 19% per scuola e istruzione, come rette, libri di testo, mensa, scuolabus, gite scolastiche, il 16% per salute e benessere, quindi visite mediche, dentista, esami diagnostici, terapie, il 6% per attività sportive, in particolare piscina, palestra, corsi. Con percentuali minori ci sono poi previdenza, cultura e intrattenimento, trasporto pubblico, rimborso utenze, assistenza alla persona.

«La scelta del welfare non è stata una scelta statica – afferma Cerentin – ma un sistema in costante evoluzione, proprio come tutte le iniziative aziendali. Il suo sviluppo prende spunto dai suggerimenti forniti dal nostri dipendenti e manager. Da sempre, cerchiamo di raccogliere e implementare queste idee per migliorare li benessere complessivo del nostri collaboratori».

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La società di servizi e “Fringe Benefit” cresce a un ritmo del 70% all’anno: “Flessibilità e fornitori locali, così le aziende ci scelgono per aiutare i lavoratori”.

 

Il boom dei servizi di welfare aziendale fa raddoppiare TreCuori, il gruppo trevigiano, sede a Conegliano, opera nel settore dei servizi alle imprese e in particolare del welfare aziendale, e sta crescendo con un passo del 70% all’anno che la porterà quasi ad un raddoppio del numero di dipendenti in dodici mesi. Lo scorso ottobre sono state avviate selezioni per una cinquantina di nuove assunzioni.

 

COME FUNZIONA

Compriamo e vendiamo servizi, non li produciamo – spiega l’attività aziendale Giovanni Lucchetta, amministratore del Gruppo TreCuori – I servizi di welfare riguardano salute, istruzione, ricreazione ed eventualmente previdenza. Sono fruibili sia per il lavoratore, sia per i familiari di primo grado ma anche fino a generi, suoceri, nuore.”

Servizio più richiesto? “Buoni alimentari, buoni di altro tipo, ricreazione, viaggi, concerti, trasporto scolastico”. In questa fase di vero boom in cui le aziende puntano molto sul welfare aziendale (detassato) per aiutare e fidelizzare i propri dipendenti, la carta vincente di TreCuori è la flessibilità: “Il dipendente dell’azienda va nella nostra piattaforma, sceglie cosa vuole, noi glielo compriamo e glielo mandiamo – spiega ancora Lucchetta – Siamo caratterizzati da una libertà al lavoratore molto ampia: il lavoratore non gradisce essere indirizzato per forza su prodotti o servizi che non può scegliere. Pensiamo banalmente al dentista: vuole andare dal suo”.

TreCuori non chiede commissioni al fornitore del servizio, il dentista nel caso d’esempio: “Questo ci permette di esaudire tutte le richieste, senza vincoli. E privilegiamo la territorialità, facendo lavorare imprese e professionisti della zona”.

 

I NUMERI

“Abbiamo tremila aziende clienti per le quali gestiamo il piano welfare, 18 mila erogatori di servizi e circa 80-100 mila persone attive nella piattaforma. Abbiamo circa 100 milioni di € di importo gestito, con un trend di crescita medio del 40%ogni anno”.

Si manterrà? “Sì, le aziende hanno un reale beneficio fiscale, ottimizzano il costo del lavoro – spiega ancora l’amministratore – le persone oggi non riescono a vivere con 1.300 euro, vanno a chiedere l’inevitabile aumento. Ma se io imprenditore lo metto in busta paga, per fargli arrivare cento euro ne spendo 220, con il welfare aziendale do 100 e il lavoratore ottiene 100″.

Siete tra i pochi a non tifare per un abbattimento del cuneo fiscale, insomma. “Se si abbatte fa comodo anche a noi, meglio la gente sta e più sana è l’economia, non ci dispiacerebbe abbattere il cuneo di uno o due punti. Le aziende fanno un po’ fatica a entrare in questa mentalità della fornitura di servizi welfare, all’inizio anche il lavoratore vuole soldi, poi si convince vista efficacia e flessibilità. Un po’ come nell’uso di una carta di credito o di un bancomat”.

 

LA STRUTTURA

Cofondatore e direttore è Alberto Fraticelli. Il Gruppo TreCuori è formato dalla capogruppo Utilis Group Spa, dalle partecipate TreCuori Spa Società Benefit e TreAli Srl e dalle società collegate CorWeb Srl e Etic Srl. “Utilis è nata nel 2013, partita con capitali piccoli, in pratica una public company con cinque milioni di euro di capitale deliberato, sottoscritto per 800 mila: vogliamo che non sia “di” qualcuno, nessuno per patto può detenere più del 5% delle quote. La spinta all’adesione non è l’aspettativa di profitto, che pur c’è, ma sostenere un’iniziativa che faccia bene al territorio e alla collettività“.

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24 Dicembre 2022 – Silvia Pagliuca

 

Un bonus da 2 mila euro per contrastare gli effetti negativi innescati dall’inflazione e dal caro bollette. È l’iniziativa di Great Place to Work Italia, azienda leader nello studio e nell’analisi del clima aziendale, della trasformazione organizzativa e dell’employer branding. Un modo per ringraziare concretamente ciascuno dei suoi 26 professionisti per aver già raggiunto gli obiettivi e i target di fatturato prefissati a inizio anno.

«Si tratta di un risultato davvero molto importante per la nostra organizzazione – afferma Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia – Il tutto è frutto dell’impegno costante e della perseveranza delle persone che ogni giorno danno il meglio per la nostra impresa». L’azienda ha, infatti, analizzato i dati emersi dalla survey interna somministrata alle sue persone ed è emerso quanto fosse importante offrire un supporto a livello economico per combattere gli effetti recessivi dell’inflazione. Il bonus, infatti, non sarà “una tantum”.

 

«Come hanno dimostrato decenni di studi e ricerche sul tema, l’ascolto attivo delle opinioni dei collaboratori è uno strumento chiave per far crescere il business di un’azienda – chiarisce Bedusa – Anche noi, quindi, sulla base di quanto già facciamo quotidianamente con i nostri clienti, siamo partiti dalla misurazione delle opinioni dei dipendenti sull’ambiente di lavoro per capire le principali aree di miglioramento: abbiamo puntato in primis sull’organizzazione, poi sui benefit aziendali e ora, invece, stiamo agendo sulla leva economica. Tutto questo lavoro deriva dal fatto che, quando si lavora in un ambiente dove c’è rispetto e fiducia nelle relazioni tra le persone, vengono alimentati processi sani che portano a un naturale aumento della motivazione, della partecipazione e dell’orgoglio nell’essere parte dell’azienda. In questo modo anche la spirale negativa innescata da inflazione, carovita e caro bollette fa un po’ meno paura».

Ma Great Place to Work Italia non è l’unica azienda a essersi mossa in questa direzione. Brembo, ad esempio, ha scelto di erogare un premio straordinario di 1.000 euro lordi a ciascuno dei propri collaboratori in Italia, per dare un segnale di supporto contro il carovita. Stessa cosa accade in Unox, azienda produttrice di forni in provincia di Padova, dove dal 2022 gli 700 dipendenti riceveranno un aumento annuo di 1.000 euro lordi.

Ancora: Intesa Sanpaolo stanzierà 48 milioni di euro, garantendo 500 euro in più ai propri collaboratori, così che possano affrontare meglio i rincari alimentari ed energetici. A Treviso, la Labomar, ha stanziato 700 euro per ogni addetto con almeno 6 mesi di anzianità, RadiciGroup, multinazionale in provincia di Bergamo, ha previsto un contributo una tantum da 1.000 euro lorde ai suoi 1.500 addettiTreCuori, invece, società che si occupa di welfare aziendale, ha pensato a un “bonus caro-vitada 1.200 euro e unbonus carburante(dal valore variabile tra i 200 e gli 800 euro) per i suoi 50 dipendenti, mentre Acqua Sant’Anna ha previsto una mensilità aggiuntiva per i suoi 200 dipendenti. Infine, Acqua dell’Elba, Società Benefit e storica manifattura artigianale di profumi made in Italy, ha messo in campo un’operazione dal valore complessivo di 100.000 euro, dando ai suoi 118 collaboratori buoni acquisto da 1.000 euro l’uno.

Sviluppare nuove forme di welfare è, quindi, una delle leve più efficaci per le imprese che vogliono sostenere concretamente i lavoratori in questa fase di incertezza economica. E la solidarietà diventa uno strumento potentissimo di engagement.

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