Lo studio Annunziata&Conso parla del progetto Cordis Community
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Lo studio Annunziata&Conso parla del progetto Cordis Community
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FONTE: IL CORRIERE DEL VENETO (PADOVA E ROVIGO)
Una risposta contro la crisi, e nel contempo una sfida ai grandi player online internazionali: parte da Padova la sperimentazione di Cordis Community, circuito commerciale che intende riattivare l’economia locale dopo l’emergenza coronavirus e il conseguente lockdown. La mente dell’iniziativa è la Trecuori Spa, società benefit trevigiana che offre servizi alle imprese in vari ambiti (in particolare welfare e marketing sociale), mentre il progetto, che gode del patrocinio della Camera di Commercio di Padova oltre che di Provincia e Comune, ha subito attirato l’attenzione delle principali associazioni economiche del territorio. Il meccanismo è relativamente semplice: tutto parte dalla creazione di una community formata da aziende e privati cittadini, che potranno poi sfruttare la rispettiva visibilità fornita dalla piattaforma online (con tanto di app dedicata) per interconnettersi tra loro e acquistare beni o servizi con una formula innovativa. Il pagamento, infatti, verrà corrisposto per il 65% in euro, mentre il restante 35% verrà compensato in Cordis, sorta di moneta virtuale – un Cordis equivale a un euro – che il venditore potrà poi riutilizzare per acquistare a sua volta altri beni o servizi. Alberto Fraticelli, direttore di Trecuori Spa, lo definisce un «baratto evoluto, visto che a differenza di quello tradizionale non bisogna trovare il singolo interlocutore ma si può scegliere tra vari venditori. La parola chiave? Convenienza: questo circuito commerciale virtuoso offre infatti benefici immediati operando a diversi livelli, dato che migliora la liquidità delle imprese favorendo la circolazione del denaro, e inietta nel mercato nuova capacità di spesa utilizzabile solo all’interno della Cordis.
Community, fungendo da stimolo ai consumi sul territorio. Inoltre più si spende in Cordis più si è in grado di riceverne, diventando così maggiormente attrattivi per chi deve acquistare». Le aziende interessate possono aderire al progetto (l’inizio degli scambi è previsto per il prossimo 9 novembre ed entro fine anno potrebbe coinvolgere buona parte del territorio regionale) approfittando di spese di gestione agevolate se iscritte ad associazioni di categoria che già hanno dato il proprio benestare, quali Ascom Confcommercio, Confesercenti del Veneto Centrale,
Confartigianato Imprese e Appe Padova. Oltre, ovviamente, alla già citata Camera di Commercio di Padova, con plauso del presidente Antonio Santocono: «In un periodo di forte crisi e prolungata incertezza come quello che stiamo tutti vivendo a causa dell’emergenza Covid-19, questo progetto pone al centro la tutela e lo sviluppo dei nostri territori convergendo con la nostra mission, ovvero realizzare per Padova un futuro di crescita rivolto agli interessi generali delle economie locali».
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FONTE: IL GAZZETTINO DI PADOVA, DI NICOLETTA COZZA
E’ una sorta di baratto. Con il vecchio concetto di “scambio” che viene riproposto, supportato però dalla tecnologia, che lo trasforma in un modello, attualissimo, di economia circolare.
Parte da Padova, ma entro l’anno sarà esteso a tutto il Veneto, infatti, il progetto Cordis Community, finalizzato a dare immediata liquidità alle imprese del territorio, a salvaguardare l’occupazione e a riattivare l’economia locale, messa in ginocchio dall’emergenza Covid.
L’iniziativa, presentata ieri a Palazzo Moroni, è stata ideata dalla società benefit TreCuori e sostenuta da molte categorie economiche, oltre che da Comune e Provincia.
In pratica, Cordis è appunto una comunità all’interno della quale, a partire dall’11 novembre e utilizzando un’app che geolocalizza chi aderisce, aziende e privati possono acquistare beni, o servizi, potendoli poi compensare, in modo totale o parziale a seconda degli accordi pattuiti, con qualsiasi prodotto delle proprie aziende, anche in un momento successivo e senza intermediari.
Per il debutto (le adesioni scattano da oggi) non è stata scelta a caso la città del Santo, ma in quanto a capitale del volontariato 2020. Camera di Commercio, Confartigianato, Confcommercio-Ascom, Confesercenti e Appe sono già coinvolti attivamente e Cordis parte da una base di oltre 800 imprese e 6 mila persone già attive sul territorio padovano.
LE MOTIVAZIONI
Alla presentazione sono intervenuti Franco Pasqualetti (Camera di Commercio), Nicola Rossi (Confesercenti), Lino Fabbian (Confartigianato), Otello Vendramin (Confcommercio), l’avvocato Antonio di Giorgio e Alberto Fraticelli, direttore di TreCuori. Ed è stato quest’ultimo a spiegare il meccanismo. «All’interno del circuito Cordis – ha detto – le aziende stabiliscono lo scambio in una logica conveniente, ma etica, di compensazione parziale, asincrona e multi-soggetto. Parziale, perchè ogni acquisto prevede un esborso solo in parte in euro (65%), mentre il valore restante (35%) viene pagato con altri beni e servizi, quantificabili in “Cordis”, ciascuno dei quali vale un euro. Poi asincrona, perchè cessioni e acquisizioni possono avvenire in momenti diversi. Infine, multi-soggetto in quanto l’acquisto può essere compensato vendendo a interlocutori diversi.
Al momento dell’adesione ogni nuovo membro può chiedere una disponibilità di 3 mila Cordis, che andrà a riempire il suo conto virtuale, il quale si vuota, o si rimpingua, a seconda delle transazioni. E tanto più si spende in Cordis, tanto più si riceve». «La Camera di Commercio – ha proseguito Pasqualetti – guarda con attenzione a questa sperimentazione su Padova. Ora le categorie devono coinvolgere tutti gli associati, assieme a noi, in modo che si crei quel volano necessario per ravvivare il mercato e muovere l’economia».
I COMMENTI
«Il periodo difficile – ha ricordato Rossi – era iniziato nel 2018 e ora il lockdown ha bloccato del tutto i consumi. Abbiamo 10 mila negozi, 2 mila ambulanti, 4 mila attività di servizi alla persona e 5 mila autorizzazioni per la ristorazione che rappresentano il 30% del Pil. Le difficoltà le conosciamo e questa può essere una valida soluzione. Tra un anno, cioè alla fine della sperimentazione, avremo la risposta». E Fabio Bui ha aggiunto:«La crisi impone scelte che rigenerino la nostra economia. Vince chi ha idee innovative, come questa, che riattiva la domanda interna e che permette a ogni cittadino di essere artefice del rilancio del territorio. La Provincia vuol essere partner dell’iniziativa, facendo da traino alle 102 municipalità padovane».
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FONTE: “IL MATTINO”, CLAUDIO MALFITANO
“Un baratto 2.0», lo definisce qualcuno. In realtà è un circuito commerciale, tecnologicamente avanzato, che scambiando beni e servizi permette di lasciare più liquidità alle imprese e competere con i giganti del web. È la “Cordis community” presentata ieri mattina a Palazzo Moroni, con il patrocinio delle istituzioni e l’appoggio della associazioni di categoria Ascom, Confesercenti, Appe e Confartigianato. «È un progetto per il territorio che vuole contribuire a riattivare la domanda interna dopo il periodo difficile del Coronavirus», spiega Alberto Fraticelli, il direttore di “Trecuori”, la società spa benefit che ha avviato il progetto.
UNA COMUNITÀ PER IL TERRITORIO
Cordis, in pratica, è una comunità cui possono aderire aziende e privati cittadini, e dove si possono acquistare prodotti e servizi in totale o parziale compensazione tra loro, senza intermediari. Il Cordis è anche una moneta virtuale che va come controvalore un euro. Ogni acquisto si paga per il 65% in euro e per il 35% in Cordis. Quest’ultima parte si gestisce attraverso un sito o un’applicazione che creano un conto corrente, sul modello dell’home banking. È un modello di rete per cui diventa conveniente acquistare all’interno della comunità di Cordis. Così il margine su quello che si vende si trasforma in sconto su quello che si compra.
L’obiettivo è migliorare la liquidità delle imprese, favorendo la circolazione del denaro e trattenendolo all’interno della comunità. Poi iniettare nel mercato nuova capacità di spesa utilizzabile solo all’interno della “Cordis community”, così da essere stimolo ai consumi sul territorio e contrasto ai colossi del web. E infine anche sostenere l’occupazione, perché potendo coinvolgere i dipendenti nella rete rende più sostenibile il costo del lavoro delle aziende. «La logica è quella delle convenienza – prosegue Fraticelli – È inutile continuare a dire che bisogna smettere di comprare dai giganti del web. Bisogna piuttosto trovare una logica diversa per cui diventa più interessante scegliere un produttore locale».
L’INQUADRAMENTO GIURIDICO
«Il Cordis ovviamente non è una moneta a corso legale», spiega l’avvocato Antonio Di Giorgio, che ha seguito l’iniziativa dal punto di vista legale. «Civilisticamente si può avvicinare più a un titolo improprio, come un buono pasto o i punti MilleMiglia – prosegue –Somiglia al baratto ma con una formula atipica». Le aziende che aderiscono alla rete pattuiscono di scambiarsi beni e servizi in una logica di compensazione parziale, asincrona e multi-soggetto. Parziale perché in Cordis si paga il 35% del valore. Asincrona perché il sistema garantisce che acquisto e vendita possano avvenire in momenti diversi. E poi multi-soggetto perché l’acquisto operato all’interno della comunità può essere compensato vendendo ad uno o più soggetti diversi».
OBIETTIVO 1.500 ADESIONI
Da ieri è on line il sito che permette alle aziende di aderire, anche se sarà il 9 novembre l’apertura ufficiale degli scambi. «L’obiettivo è arrivare a 1.500 adesioni entro fine dell’anno», chiarisce Fraticelli. È possibile aderire al progetto per un anno, liberamente prolungabile. E l’uscita dalla community non comporta alcun costo.
L’adesione prevede un contributo una tantum iniziale che è del 3% dell’ampiezza del conto attivato (i cui limite vengono decisi dall’aderente), poi le spese di gestione di 5 Cordis al mese e una commissione di incasso dell’1,9% per il venditore. Chi aderisce attraverso le associazioni di categoria però vede condizioni molto più agevolate. «Ma i partecipanti non dovranno mettere mano al portafoglio perché tutto potrà essere pagato direttamente in Cordis, cioè in propri prodotti o servizi. Così il cerchio si chiude», conclude Fraticelli.”
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Stimolare l’economia locale
Pur avendo un modello peculiare, TreCuori non è non è l’unico provider attento al territorio. Secondo il ricercatore di Percorsi di secondo welfare Valentino Santoni, vi sono anche altri esempi positivi, accomunati da tre azioni specifiche. “Analizzare molto bene i bisogni dei lavoratori: cosa serve loro e cosa il contesto già offre. Scegliere fornitori di qualità, privilegiando quelli del posto, per stimolare l’economia locale. Accompagnare i lavoratori perché conoscano bene quel che l’impresa offre”. Infine, allargando lo sguardo, per Santoni “è auspicabile che anche i provider entrino a far parte di reti territoriali composte da attori diversi: istituzioni, enti pubblici, enti erogatori, realtà profit e non profit”.
È il caso della provincia di Lecco, dove TreCuori partecipa a Valoriamo, un ampio progetto che parte dal welfare aziendale per creare opportunità di occupazione e formazione per chi è senza lavoro. Oppure è il caso di Tradate, in provincia di Varese, dove la cooperativa CGM ha unificato su una piattaforma digitale tutta l’offerta di welfare pubblico, territoriale e aziendale. O, ancora, è il caso di un capoluogo di provincia che, grazie alla collaborazione tra un provider e una fondazione bancaria, offrirà presto i servizi di welfare aziendale pensati per i dipendenti di un’impresa anche ai cittadini seguiti dai servizi sociali del Comune.
Secondo Massagli di AIWA, “in queste situazioni vincono tutti: le imprese, i lavoratori, le parti sociali e lo stato”. Lo stato perché ha un maggior gettito fiscale e una più ampia offerta di servizi; le parti sociali perchè arricchiscono il welfare territoriale; i lavoratori perché beneficiano direttamente del welfare aziendale; le imprese perché, da un lato, migliorano la produttività e, dall’altro, ottengono quegli sgravi fiscali che sono stati introdotti dalla normativa tra 2016 e 2018 e sono stati confermati anche dall’ultima Legge di Bilancio. Sempre in materia di welfare aziendale, il Governo ha stanziato 74 milioni di euro per nuovi progetti. “Considerato che vi possono accedere tutte le imprese italiane, sono poche risorse”, commenta Santoni. “Servirebbero interventi in grado di coinvolgere più aziende”.
Si scrive welfare aziendale, si legge far star bene e sempre meglio il collaboratore nell’impresa. Anche nelle imprese artigiane si sta diffondendo il welfare aziendale, che sarà inserito nei futuri rinnovi contrattuali, con le aziende chiamate a mettere a disposizione dei lavoratori strumenti di welfare per importi differenziati in forza di contratti condivisi e firmati con i sindacati. Oggi anche Confartigianato Cremona è pienamente strutturata per dare concreto avvio al nuovo Servizio di Welfare Aziendale e Familiare, individuando una gamma di beni e servizi finalizzata a migliorare la qualità della vita personale e familiare dei collaboratori. Si tratta di una vera e propria politica retributiva aziendale con tanti vantaggi, anche derivati dal fatto che gli importi messi a disposizione dal datore di lavoro sono esenti da contributi previdenziali e ritenute fiscali per i dipendenti, e sono inoltre totalmente deducibili dal reddito d’im,presa. Di tutto questo si è parlato in un convegno tenutosi il 15 ottobre scorso, presso la sede di Cremona, al quale sono intervenuti alcuni esperti del settore: Antonella Pinzauti, direttore generale dell’impresa sociale del sistema Confartigianato e Alberto Fraticelli, co‐founder & direttore generale di “SisportS.s.d.p.a.” ‐ “Trecuori SpA” società benefit. «Si tratta di una sfida importante – ha detto Massimo Rivoltini, Presidente di Confartigianato Cremona – anche sul terreno culturale e comunicativo verso le imprese e i loro collaboratori su cui Confartigianato vuole concretamente impegnarsi». Per realizzare tutto ciò Confartigianato Cremona ha stretto un’alleanza con la piattaforma nazionale “TreCuori”, alla quale, come ha spiegato Fraticelli “i dipendenti delle imprese possono accedere per avere una amplissima gamma di scelta di servizie opere, per loro e i propri familiari: dagli asili nido ai campus e vacanze studio, dalle gite scolastiche alle rette scolastiche, dalla salute ai servizi per gli anziani, dallo sportallo studio e all’università”. E alla fine del 2018 è nata “WelFare Insieme”, l’impresa sociale espressione del sistema Confartigianato Imprese, “costituita – ha detto Pinzauti – per rispondere alla crescente domanda di servizi essenziali per il benessere delle persone e delle famiglie. La sua missione è costruire un’offerta strutturata, permanente, collegata ai bisogni dei territori”. Nel corso del convegno sono stati illustrati la piattaforma, il servizio offerto dall’Associazione e i vantaggi, sia per le aziende sia per i dipendenti, aspetti che hanno suscitato molto interesse in una platea particolarmente attenta e desiderosa di capire. Ma a monte c’è un aspetto sostanziale che il Presidente Rivoltini ha rimarcato nel suo saluto introduttivo: «Il welfare aziendale è una pratica insita naturalmente nel dna degli imprenditori artigiani, abituati a lavorare in piccole imprese familiari, anche se una volta non si chiamava così e si diceva semplicemente “far star bene i propri collaboratori”, poiché, se stanno bene, l’impresa ne trae giovamento e il clima familiare si riflette positivamente sul lavoro e sui suoi risultati. Nelle imprese artigiane dove si lavora gomito a gomito, la prima attenzione dell’imprenditore è sempre quella di mettere il dipendente in condizione di stare meglio che si può, raggiungendo due obiettivi: il bene del collaboratore e quello del’impresa».Per realizzare tutto ciò Confartigianato Cremona ha attivato un apposito servizio, fornendo un aiuto alle aziende per realizzare un piano aziendale valido e personalizzato, che possa consentire di creare nuovi progetti per famiglie e cittadini e rispondere ai loro principali bisogni.«Certo – ha concluso Rivoltini – si tratta di un cambiamento, di una nuova sfida, ma noi artigiani siamo avvezzi alle sfide. E non c’è nulla come una nuova sfida che faccia uscire ciò che di meglio c’è in un uomo. Ecco che, quindi, siamo pronti, anche questa volta, a trasformare un’opportunità in un’opera d’arte».
Nasce “WelFare Insieme” Salute, istruzione, assistenza familiare, cultura, tempo libero, previdenza e protezione. In una parola: benessere (welfare). Oggi, in Italia, si spendono per questi servizi 709miliardi di euro (circa il 40% delprodotto interno nazionale): 546spesi dallo Stato, 143 dalle famiglie (fonte: Osservatorio Welfare MBS Consulting). È una proporzione destinata a cambiare nei prossimi anni: scenderà la spesa dello Stato, aumenterà quella delle famiglie, che saranno chiamate ad acquistare alcuni servizi. Accade già oggi, del resto. WelFare Insieme nasce per questo: dare una risposta strutturata, di qualità e sostenibile alla crescente domanda di servizi essenziali per il benessere delle persone e delle famiglie. Un grande progetto d’impresa sociale promosso da Confartigianato Imprese. Sono ancora poche le micro e piccole imprese che hanno avviato piani di welfare aziendale. Molto c’è da fare anche per informare i lavoratori sulle opportunità: la maggioranza ne ha ancora una conoscenza generica. Eppure i piani di welfare possono attivare un circolo virtuoso. Il servizio di Welfare Aziendale di Confartigianato Cremona è realizzato in collaborazione con “WelFare Insieme” e “TreCuori,” che opera secondo princìpi coerenti con quelli dell’impresa sociale, con l’obiettivo di diventare il riferimento per i bisogni territoriali di welfare, andando a coprire le aree fondamentali del benessere attraverso un’offerta globale che consenta:
• alle imprese, di cogliere le opportunità offerte dall’attuale normativa;
• alle famiglie e alle persone, d’individuare le soluzioni ai crescenti bisogni di assistenza sanitaria, assistenza alle famiglie per anziani e bambini, credito e previdenza.
Quali servizi puoi scegliere attraverso il Welfare agevolato? Per welfare aziendale si intende l’insieme delle prestazioni non monetarie a sostegno del dipendente. In pratica un pacchetto di possibilità in affiancamento alla classica retribuzione nella forma di agevolazioni e rimborsi, che si traducono in benefit significativi per il dipendente e che contemplao importanti vantaggi fiscali per l’azienda. Il welfare aziendale permette di finanziare servizi alle famiglie come gli asili nido, ma anche polizze sanitarie e spese mediche, previdenza complementare, abbonamento ai trasporti o addirittura viaggi. Il welfare aziendale può includere anche l’erogazione di buoni d’acquisto per il carburante, lo shopping o la spesa al supermercato. Anche sport e benessere, tempo libero, cultura e formazione possono rientrare all’interno delle iniziative di welfare aziendale. Per ogni informazione Confartigianato Cremona è a disposizione delle imprese interessate chiamandogli Uffici di Cremona, via Rosario, 5 tel. 0372 598811.
I vertici di Confartigianato non hanno dubbi: «Il welfare aziendale è un’opportunità per i lavoratori e per i datori di lavoro. I vantaggi sono molteplici: primo fra tutti, aumentare il potere di acquisto reale del dipendente senza incidere sul costo del lavoro. Si tratta di una vera e propria politica retributiva aziendale, con vantaggi derivati anche dal fatto che gli importi messi a disposizione dal datore di lavoro sono esenti da contributi previdenziali e ritenute fiscali per i dipendenti e sono, inoltre, deducibili dal reddito d’impresa». Sino ad oggi, però, il welfare è stato percepito dalla maggioranza delle imprese come un obbligo contrattuale e non come occasione per introdurre piani strutturati che, migliorando il benessere, aumentano il senso di appartenenza del dipendente all’azienda. Sono questi gli aspetti principali emersi dal convegno che si è svolto nei giorni scorsi nella sede di Confartigianato Cremona dal titolo ‘+ Libertà + Valore = Welfare’. A fare gli onori di casa il presidente Massimo Rivoltini. Sono seguiti gli interventi di Antonella Pinzauti, direttore generale dell’impresa sociale del sistema Confartigianato e di Alberto Fraticelli, co-fondatore e direttore generale di Sisport-Trecuori, società benefit, coordinati dal funzionario Enrico Allevi. Pinzauti ha raccontato come è nata, alla fine del 2018, WelFare Insieme, l’impresa sociale espressione del sistema Confartigianato imprese, «costituita — ha detto — per rispondere alla crescente domanda di servizi essenziali per il benessere delle persone e delle famiglie. La sua missione è costruire un’offerta strutturata, permanente, collegata ai bisogni dei territori». Per realizzare tutto ciò, Confartigianato ha stretto un’alleanza con la piattaforma nazionale TreCuori, alla quale, come ha spiegato Fraticelli, «i dipendenti delle imprese possono accedere per avere una amplissima gamma di scelta di servizi e opere, per loro e i propri familiari: dagli asili nido ai campus e vacanze studio, dalle gite scolastiche alle rette scolastiche, dalla salute ai servizi per gli anziani, dallo sport allo studio e all’università». Sul tema ha portato la propria testimonianza Clelia Salimbeni, titolare della Cip srl di Cremona, chesta attuando il Welfare Confartigianato per la soddisfazione dei suoi dipendenti. «Confartigianato Cremona — ha spiegato Rivoltini — è pienamente strutturata per dare concreto avvio al nuovo servizio di Welfare aziendale e familiare, fornendo un aiuto alle aziende per realizzare un piano aziendale valido e personalizzato. Certo si tratta di un cambiamento, di una nuova sfida, ma noi artigiani siamo avvezzi alle sfide».
Benefici per aziende, lavoratori e territori che spaziano dai vantaggi fiscali e contributivi al miglioramento della produttività e del clima aziendale. Poco conosciuti in una prima fase, ora sono finalmente accessibili anche alle PMI ed utili anche per i loro territori. Grazie anche a strumenti ed esperienze nate in Veneto, regione riconosciuta all’avanguardia su questi temi